30 aprile 2007

Pierdomenico Baccalario: La Mosca di Rame

Non male questa avventura: lineare, senza divagazioni, con un preciso obiettivo (un caso esemplare di possibile redenzione dalla emarginazione sociale) ed uno stile agile. Baccalario si piazza in India e cuce una storia di deriva sociale e magia (positiva). Il finale è un invito alla speranza, magari un po' semplificato, ma immagino sia un caso in cui il messaggio prevale sull'intreccio.
Narrare storie semplici non è banale: serve molta disciplina nello sfrondare, nell'evitare di farsi attrarre dalla complessità. Approfondire è sempre un rischio e non è detto aggiunga spessore o leggibilità; e quando si smarrisce la chiarezza, si perde la possibilità di comunicare. Il rischio opposto, naturalmente è il didascalismo, scrivere una specie di lezioncina educativa. Fra questi estremi è sempre difficile trovare la strada giusta; una miscela di istinto e di esperienza. E, comunque, di consapevolezza dell'obiettivo.


Pierdomenico Baccalario, La Mosca di Rame
Editore: Paoline Editoriale Libri

16 aprile 2007

Diana Wynne Jones: Il Castello Errante di Howl

Più che piacevole, a tratti appasionante e con scene quasi inquietanti (lo spaventapasseri che insegue Sophie!), ma con un finale risolto in maniera troppo liscia. Insomma: accadono un sacco di cosa, si sciolgono un sacco di misteri e si ritrovano un sacco di personaggi, ma il tutto è raccontato (o tradotto?) in maniera quasi distratta, come se la Jones volesse chiudere in fretta. E sì che materia per un bel finale incandescente ce n'era a bizzeffe.
Spunto decisamente trascurato è il sentimento di Sophie per Howl, che cresce poco a poco, ma che viene descritto senza particolare enfasi. Il che evita ogni patetismo, ma lascia l'impressione che, sì, insomma, si sarebbe potuto fare meglio. Soprattutto, Calcifer, il demone del fuoco mi sembra proprio un'occasione sprecata.
Intrigante, invece, il punto di vista sulla magia, parte costituente del mondo (di alcuni dei mondi...), e efficacemente rappresentata come componente naturale, di cui si prende atto così come della forza di gravità.
Rimango curioso della vita di Howl nel Galles, e mi ha decisamente affascinato l'impatto di Sophie con la vecchiaia.

PS: la prima edizione portava il titolo "Il Castello Magico di Howl"; successivamente la Kappa Ed. ha adeguato la traduzione del titolo a quello originale (corrispondente anche a quello del film di Hayao Miyazaki).



Diana Wynne Jones: Il castello errante di Howl
Kappa Edizioni

04 aprile 2007

Anne Fine: Non c'è campo

Intanto il titolo: quello originale è "Up on cloud nine", ovvero, più o meno: "dall'alto dell'euforia". Ed il titolo originale è decisamente centrato, poiché Anne Fine ci racconta di un ragazzo, Stol, la cui estrema sensibilità gli fa vedere il mondo da un punto di vista diverso, rispetto a quello dei coetanei e di tutte le persone intorno a lui; punto di vista contraddistinto da stati d'animo estremi, oscillanti fra euforia e nichilismo. In forza di questo, Stol è un diverso, che ha stabilito relazioni del tutto particolari con gli altri. Anche i professori lo ascoltano in maniera diversa (ed è comunque un fortunato, perché lo ascoltano, riconoscendogli una maturità non banale).
Stol è in ospedale, completamente ingessato in seguito ad una caduta da una finestra di casa (la casa di famiglia, dove si capisce vive poco e non troppo volentieri) . Come sia potuto cadere e perché sono le domande alle quali in sotto traccia si tenta di rispondere, ricostruendo, attraverso i racconti del suo migliore amico (e tutore di fatto) Ian, la vita di Stol.
Frammentario, rapsodico, punteggiato da momenti lirici e scene ora drammatiche, ora esilaranti (il mondo di Esme, ovvero il totale egocentrismo della madre, assurge al grottesco), il romanzo della Fine presenta personaggi assolutamente stimolanti, in un contesto sostanzialmente positivo: Ian, abbandonato neonato, ma ora felice nella sua famiglia adottiva; Stol, comunque amato e rispettato, non perseguitato, semmai (il buco nero della sua esistenza) ignorato dai suoi genitori in carriera (la Matilde di Dahl se la passava assai peggio, no?).
Lo scioglimento è un'indicazione di speranza, sebbene la Fine non ci offra consolazione che i problemi di Stol si risolvano, poiché non c'è traccia di resipiscenza alcuna nei suoi genitori.
In conclusione: da leggere.

Simone Rastelli

Non c'è campo (Up on Cluod nine)
Anne Fine
Traduzione: Cristina Sperandeo
Editore Salani

Riferimenti
Il sito di Anne Fine: http://www.annefine.co.uk/

01 aprile 2007

Simone Cristicchi: Centro di Igiene Mentale

La follia è sempre stata una presenza scomoda per le società; ed anche un alibi per giustificare l'emerginazione e l'annichilamento di persone scomode (figlie rimaste improvvidamente in cinta, critici dei governi, oppositori delle Chiese).
Alla patologia si affianca la difesa del potere e la cura medica (raramente psicologica) si mescola incestuosamente con la repressione. Medici ed infermieri diventano strumenti dell'eliminazione delle personae non grate, di coloro che le famiglie, le istituzioni, il potere vogliono cancellare.
Lo studio della malattia mentale e dei luoghi e delle persone coinvolte è quindi un'avventura nel lato oscuro e più brutale non solo della personalità umana, ma anche delle società.
Ho apprezzato che Cristicchi abbia scelto un tono sobrio, e si sia, in un certo senso, defilato, proponendo le storie dei matti, degli infermieri, dei medici, dei familiari, come testimonianze. La materia è talmente calda ed intensa, che il semplice proporla innesca riflessioni e turbamenti.
Ad impreziosire il volume, le foto di Luciana Morbelli (siete capaci di distinguere i bisognosi di cure? non è che forse la differenza è solo quantitativa?); e le tavole di Niccolò Storai, sceneggiate da Giacomo Tagliaferri.
In appendice, una selezione delle Lettere dal Manicomio di san Girolamo.

Simone Rastelli

Simone Cristicchi: Centro di Igiene Mentale
Ed.: Mondadori

Roald Dahl: Matilde

Impossibile non sperare che al padre di Matilde od alla preside Spezzindue non accada qualcosa di tremendo. Sì, tremendo: nella storia, tutto sommato, se la cavano a buon mercato, ed in fondo è meglio così, perché ce ne restiamo con la coscienza a posto (quando accade qualcosa di brutto a persone che non sopportiamo, si tende a sentirsi un po' responsabili). Però accidenti, come possono quegli adulti essere così snaturati? La preside, addirittura, nega di essere mai stata bambina: è nata direttamente orchessa e me la immagino facimlmente sgranocchiare gli alunni in uno scantinato buoi è polveroso. Va bene, non arriva a tanto, ma sono sicuro che vorrebbe farlo. Mi chiedo solo da dove nasca tutto questo odio. Lo so, lo so: è il sociologo dilettante che è in me e che non riesce a starsene zitto e buono. Lo stesso vale per il padre di Matilde, uno di quei machi che sperate di vedere scivolare per la strada con tutta la gente intorno che si mette a ridere. Perché, ne sono certo, teme più il ridicolo della polizia (e sì che dovrebbe temere assai la polizia!). Mentre la madre è una semplice deficiente, pericolosa come tutti i deficienti, che mi fa veramente pena è il fratello di Matilda, che non riesce a fuggire dalla famiglia (forse già completamente plagiato, non ne vede addirittura il motivo?). E un po' mi dispiace che matilda non lo aiuti a tirarsi fuori. D'altra parte, povera Matilde: è una bambina, e saper far moltiplicazioni a cinque cifre non vuol dire poter lottare contro i grandi. Tanto è vero che lei stessa, per salvarsi, deve sperare nell'aiuto della signorina Dolcemiele (Quentin Blake la disegna non solo delicata, ma addirittura sensuale: ah, questi illustratori). Signorina Dolcemiele che ha i suoi bei problemi, ma anche tanta forza interiore, che semplicemente attendeva un catalizzatore per poter emergere.
In conclusione: nel mondo di Dahl l'amore degli adulti per i bambini non è per niente scontato. E le famiglie non sono necessariamente paradisi, ma possono essere incubi, tanto più pericolosi, perché i bambini non hanno gli strumenti per fuggirne. Dahl richiama spesso Dickens, ma punta tutto sulla speranza e l'ironia. Per i cattivi, una minaccia: una risata vi sommergerà.

Simone Rastelli

Roald Dahl: Matilde
Illustrazioni: Quentin Blake
Ed.: Salani