01 aprile 2007

Roald Dahl: Matilde

Impossibile non sperare che al padre di Matilde od alla preside Spezzindue non accada qualcosa di tremendo. Sì, tremendo: nella storia, tutto sommato, se la cavano a buon mercato, ed in fondo è meglio così, perché ce ne restiamo con la coscienza a posto (quando accade qualcosa di brutto a persone che non sopportiamo, si tende a sentirsi un po' responsabili). Però accidenti, come possono quegli adulti essere così snaturati? La preside, addirittura, nega di essere mai stata bambina: è nata direttamente orchessa e me la immagino facimlmente sgranocchiare gli alunni in uno scantinato buoi è polveroso. Va bene, non arriva a tanto, ma sono sicuro che vorrebbe farlo. Mi chiedo solo da dove nasca tutto questo odio. Lo so, lo so: è il sociologo dilettante che è in me e che non riesce a starsene zitto e buono. Lo stesso vale per il padre di Matilde, uno di quei machi che sperate di vedere scivolare per la strada con tutta la gente intorno che si mette a ridere. Perché, ne sono certo, teme più il ridicolo della polizia (e sì che dovrebbe temere assai la polizia!). Mentre la madre è una semplice deficiente, pericolosa come tutti i deficienti, che mi fa veramente pena è il fratello di Matilda, che non riesce a fuggire dalla famiglia (forse già completamente plagiato, non ne vede addirittura il motivo?). E un po' mi dispiace che matilda non lo aiuti a tirarsi fuori. D'altra parte, povera Matilde: è una bambina, e saper far moltiplicazioni a cinque cifre non vuol dire poter lottare contro i grandi. Tanto è vero che lei stessa, per salvarsi, deve sperare nell'aiuto della signorina Dolcemiele (Quentin Blake la disegna non solo delicata, ma addirittura sensuale: ah, questi illustratori). Signorina Dolcemiele che ha i suoi bei problemi, ma anche tanta forza interiore, che semplicemente attendeva un catalizzatore per poter emergere.
In conclusione: nel mondo di Dahl l'amore degli adulti per i bambini non è per niente scontato. E le famiglie non sono necessariamente paradisi, ma possono essere incubi, tanto più pericolosi, perché i bambini non hanno gli strumenti per fuggirne. Dahl richiama spesso Dickens, ma punta tutto sulla speranza e l'ironia. Per i cattivi, una minaccia: una risata vi sommergerà.

Simone Rastelli

Roald Dahl: Matilde
Illustrazioni: Quentin Blake
Ed.: Salani

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