24 giugno 2007

Pratchett, Gaiman: Buona apocalisse a tutti

La prima tentazione (o la seconda, nel caso diate un'occhiata al titolo originale, "Good Omens", e vi chiediate perché lo abbiano tradotto "Buona apocalisse a tutti") è sforzarsi di capire chi ha scritto che cosa; la solita tentazione dei fan, che rischiano di scambiare il gusto puro della lettura per una vanità personale. Quindi lasciam perdere. Il romanzo è esattamente quello che chi conosca i due autori è in diritto di aspettarsi (beh, questo si sarebbe potuto dire per una vasta gamma di risultati, ma passiamo oltre): una folla di personaggi sbalzati con gusto per il particolare ed il comico surreale; uno sfondo epico continuamente collegato al quotidiano minuto e spesso grottesco dei piccoli gesti e delle ossessioni personali. Ed un tormentone che scandisce la storia, in questo caso le canzoni dei Queen.
Quindi, che dire: ottimo per i fan e gustoso per gli altri.

Ammiro sempre la capacità di riuscire a tenere insieme tanti personaggi e tante trame: crearle è semplice, i personaggi saltan fuori da sé, quando si pensa ad una storia. Riuscire però ad integrarli nella trama non è così scontato. Un po' la differenza fra complessità e confusione: la seconda è una tendenza naturale, basta lasciarsi andare; per la prima bisogna impegnarsi a fondo. Con tutta la pletora di aneddoti e figure, alla fine non ce n'è una che non serva allo scioglimento della vicenda (oddio, forse i motociclisti scemi servono solo a far ridere); insomma, una macchina perfettamente registrata.

(Ah, poiché alla tentazione di cui all'inizio ho ceduto senza resistere, butto là l'impressione che la scrittura sia di Pratchett, l'idea di Gaiman)

20 giugno 2007

Jonathan Stroud: La Porta di Tolomeo - Trilogia di Bartimeus Vol. 3

Sono passati tre anni dal caso del Golem: John Mandrake è Ministro dell'Informazione (cioè della propaganda) nel Governo Deveraux e, insieme a Jane Ferrar, ne è sicuramente l'elemento più rampante. Del Nathaniel bambino che aveva ideali positivi non rimane forse più nulla ed anzi, seguendone l'agire, è difficile pensarlo adolescente. Le sue scelte, le sue ambizioni sono ormai quelle tipiche dei maghi: sopravvivenza e potere sono gli obiettivi; il potere è ciò dà senso alla sua vita; ogni azione è una mossa su una scacchiera politica complessa, dove tutti i maghi lottano senza scrupoli. In questi anni, Mandrake ha tenuto Bartimeus in servizio semi permanente: la cosa mette a repentaglio l'esistenza stessa dello spirito, poiché il tempo trascorso nella dimensione degli uomini lo indebolisce di istante in istante. Ormai è costretto ad evitare qualsiasi combattimento e situazione di pericolo, restando così esposto, fra l'altro, ai lazzi degli altri spiriti (Bartimeus sopporta assai peggio questo, dell'inazione!).
L'Impero Britannico è in pericolo: la guerra nelle colonie americane va male, molto male. Consuma risorse, uomini, maghi; le altre colonie e le altre potenze approfittano di queste difficoltà: si scatenano disordini, si organizzano complotti. Il Governo britannico sembra non rendersi conto della situazione, quasi desiderasse credere alla propaganda messa in circolazione dall'ufficio di Mandrake per tentare di sopire la rabbia dei sudditi comuni.
Salvare l'Impero, magari utilizzando il Bastone di Gladstone, recuperato, ma tenuto sotto chiave: se ci riuscisse, Mandrake renderebbe la sua scalata al potere inarrestabile. Ma la stabilità dell'Impero è minata anche dall'emergere della refrattarietà alla magia da parte dei comuni. Un processo lento, ma ciclico e, probabilmente irreversibile.
In un simile contesto, Mandrake ritrova sulla sua strada Kitty Jones, la ragazza membro delle Resistenza da lui creduta morta. Il ruolo di Kitty in ciò che accade si rivela complesso: non più parte del problema (la Resistenza è sostanzialmente inerte, lo spirito di rivolta dei comuni è ancora blando, come scopriamo assistendo ai ritrovi del pub dove Kitty lavora), Kitty potrebbe essere parte della soluzione. Ma è una soluzione che va oltre l'immaginazione non solo di Mandrake, ma anche di tutti i maghi, di tutti i comuni e di tutti gli spiriti. Il mondo sta decisamente andando fuori squadro, e ne vanno ripensate i principi, le fondamenta, i valori, i rapporti di forza.
In un susseguirsi incalzante di eventi, Stroud dipana l'intreccio e risolve le questioni aperte nella precedente avventura. La soluzione proposta non concede molto alla speranza (non diciamo di più, per non rovinare la sorpresa), e resta l'impressione che l'autore si sia lasciata la porta aperta per ulteriori sviluppi; ma è comunque conferma della sua abilità nel gestire personaggi e situazioni.
Un solo dubbio: se il nome segreto dei maghi è così importante, come possono dei comuni conoscerli, senza che gli altri maghi lo scoprano?
In conclusione, un degno finale della saga.
Ed infine un consiglio: non leggete il risvolto di copertina.


Jonathan Stroud
La Porta di Tolomeo - Trilogia di Bartimeus vol. 3
Editore: Salani - 2006
Traduttore : Riccardo Cravero

05 giugno 2007

Jonathan Stroud: L'Occhio del Golem - Trilogia di Bartimeus Vol. 2

L'Occhio del Golem è il secondo episodio della saga di Bartimeus, ambientato tre anni dopo le vicende del precedente L'Amuleto di Samarcanda. Scopriamo che la carriera di Nathaniel (John Mandrake, il suo nome pubblico) è stata repentina, ed ora, sotto la protezione della maga Whitwell, lavora al Dipartimento per gli Affari Interni, al servizio del meschino signor Tallow; suo compito è investigare su, anzi sgominare, i gruppi della Resistenza, che da anni stanno promuovendo azioni contro i maghi: da semplici furti, fino a veri e propri attentati. Il compito, nonostante l'ottimismo di Nathaniel si è rivelato tutt'altro che banale. In più, gli ultimi attentati hanno rivelato una potenza inedita, al punto che Nathaniel sospetta che in essi siano stati usati dei golem. Tuttavia, sembra impossibile, visto che, a quel che se ne sa, tutti i golem furono distrutti durante la battaglia di Praga, nel 1868.
L'indagine di Nathaniel si sviluppa, con l'irrinunciabile aiuto di Bartimeus, attraverso gli intrighi e le rivalità dei maghi, che lo ostacolano e rallentano forse ancor più che l'abilità dei terroristi; il giovane mago dovrà cercare tasselli importanti del mosaico proprio in quella Praga, che aveva forgiato i golem.
Dei terroristi scopriamo via via caratteristiche sempre più interessanti: in particolar modo, sono individui che hanno sviluppato vari gradi di immunità alla magia. Eppure, questo fatto appare talmente straordinario che i maghi lo ignorano, forse condannandosi all'ennesimo declino.
Anche in questo secondo episodio, Stroud svolge la trama con stile cinematografico; propone pregevoli scene di combattimento ed un inseguimento (quello del guardiano della tomba di Gladstone), che riesce ad essere esilarante. Ma, soprattutto, l'autore approfondisce la caratterizzazione dei personaggi. Nathaniel, anzitutto: il ragazzo che sembra smarrire, sacrificati all'ambizione, tutti quei tratti positivi che Bartimeus gli aveva accreditato nella precedente avventura; il mondo dei maghi, la loro struttura lo stanno risucchiando e gli inoculano i loro valori, tutti basati sulla volontà di potere.
Dalla parte della Resistenza, invece, ritroviamo Kitty, che già avevamo incontrato nel precedente episodio ed il gruppo che ruota intorno a Pennyfeather ed al suo misterioso informatore: tramite la sua vicenda, scopriamo il grado di asservimento a cui gli umani non maghi sono stati ridotti. Nel corso della vicenda, emerge come l'antagonista di Nathaniel e, forse, pedina chiave per rovesciare la dittatura dei maghi. Accanto alla sua, scopriamo la storia di Jakob, rampollo di una famiglia di esuli praghesi, che ha molti conti in sospeso con i maghi inglesi.
A tutti questi punti sospesi, è attesa soluzione nel terzo volume.
In conclusione, L'Occhio del Golem conferma tutti i punti di forza de L'Amuleto di Samarcanda, in particolare l'ambiguità della figura di Nathaniel, aggiungendo una galleria di personaggi ben tratteggiata.


Jonathan Stroud: L'Occhio del Golem
Ed.: Salani

02 giugno 2007

Charles Butler: The Lurkers

La situazione in cui un personaggio si rende conto di un pericolo incombente, mentre tutti gli altri lo ignorano è sempre foriera di sviluppi interessanti. Il suo aspetto più fertile è la creazione di una forte tensione, che scaturisce dai rapporti fra personaggi: il personaggio consapevole è costretto adagire in un ambiente indifferente od addirittura ostile; noi stiamo dalla sua parte, conosciamo la posta in gioco e rimaniamo col fiato sospeso per ogni intoppo o fraintendimento.
Naturalmente, lo spunto non garantisce il risultato: la saga di Peggy Sue parte da qui, ma si perde ed alla fine delude.
Anche The Lurkers, di Charles Butler, prende il via dalla stessa situazione, calata in una ambientazione quotidiana ed in una famiglia assolutamente tipica. L'io narrante è Verity, che si rende conto che il fratello John, geniale, viziato ed insopportabile, ha offerto ospitalità a Galder, una misteriosa entità, non persona, non fantasma, che, poco a poco, sembra impadronirsi della sua volontà.
Butler narra con buon ritmo ed in molti casi l'atmosfera è veramente oppressiva, come si conviene ad una storia di questo tipo; la scena col vecchio pupazzo di John è classica ed estremamente efficace; ma, alla fine, lo scioglimento è piuttosto semplicistica.
Quando i cattivi appaiono così forti, da temere siano invincibili, la soluzione che consente di sperare nella loro sconfitta deve essere all'altezza, altrimenti il banale escamotage lascia un po' di delusione.

Charles Butler: The Lurkers
Ed.: Usborne (lingua inglese)