24 giugno 2007

Pratchett, Gaiman: Buona apocalisse a tutti

La prima tentazione (o la seconda, nel caso diate un'occhiata al titolo originale, "Good Omens", e vi chiediate perché lo abbiano tradotto "Buona apocalisse a tutti") è sforzarsi di capire chi ha scritto che cosa; la solita tentazione dei fan, che rischiano di scambiare il gusto puro della lettura per una vanità personale. Quindi lasciam perdere. Il romanzo è esattamente quello che chi conosca i due autori è in diritto di aspettarsi (beh, questo si sarebbe potuto dire per una vasta gamma di risultati, ma passiamo oltre): una folla di personaggi sbalzati con gusto per il particolare ed il comico surreale; uno sfondo epico continuamente collegato al quotidiano minuto e spesso grottesco dei piccoli gesti e delle ossessioni personali. Ed un tormentone che scandisce la storia, in questo caso le canzoni dei Queen.
Quindi, che dire: ottimo per i fan e gustoso per gli altri.

Ammiro sempre la capacità di riuscire a tenere insieme tanti personaggi e tante trame: crearle è semplice, i personaggi saltan fuori da sé, quando si pensa ad una storia. Riuscire però ad integrarli nella trama non è così scontato. Un po' la differenza fra complessità e confusione: la seconda è una tendenza naturale, basta lasciarsi andare; per la prima bisogna impegnarsi a fondo. Con tutta la pletora di aneddoti e figure, alla fine non ce n'è una che non serva allo scioglimento della vicenda (oddio, forse i motociclisti scemi servono solo a far ridere); insomma, una macchina perfettamente registrata.

(Ah, poiché alla tentazione di cui all'inizio ho ceduto senza resistere, butto là l'impressione che la scrittura sia di Pratchett, l'idea di Gaiman)

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