Silvana de Mari: Gli Ultimi Incantesimi
Mi ha sempre incuriosito il fenomeno della crescita delle pagine dei volumi che compongono le saghe; si inizia con un romanzo (spesso autonomo) di 100-200 e si finisce con un tomo che si può utilizzare per fare sollevamento pesi. Vale per Harry Potter ed anche per la Saga degli Ultimi. Indagherò in profondità, prima o poi. Ma temo 'poi'.
Invece molto intuitivo è che nel corso della carriera, i fondamentali si affinino e si sviluppi il cosiddeto 'Mestiere', che chiamerei anche 'Stile'. In questo Gli Ultimi Incantesimi, ho avuto la sensazione di una cerca meccanicità nella costruzione delle scene, come se la de Mari si fosse affidata al suo personale (e raffinatissimo, efficacissimo) 'come si fa': il mestiere, lo stile emergeva come lo scheletro in una radiografia, risolvendosi in un minor fascino.
Notevole anche il mutamento della visione generale dei rapporti fra le specie, che scivola nella classica ostilità senza soluzione, rinunciando (smarrendo?) quindi gran parte degli stimoli che i primi due romanzi offrivano.
Insomma, più mestiere, meno originalità e spunti.
Comunque, romanzo da non perdere, anche se il finale... (beh, leggetevelo, accidenti).
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