28 agosto 2008

Neil Gaiman: American Gods

Strana sensazione, come di fronte ad un piatto in cui il cuoco non abbia saputo ben amalgamare gli ingredienti. Ingredienti che sono di buona qualità: il tema, intanto, ovvero la lotta fra dèi nuovi e tradizionali; quindi l'approccio al racconto, organizzato come una sorta di esplorazione degli Stati Uniti; infine i personaggi, dèi ed uomini, con le loro vite ed i loro modi di relazionarsi.
Insomma, ce ne sarebbe per tutti i gusti (dalla trattazione della modifica dell'immaginario collettivo alla descrizione di un paese, ai combattimenti all'ultimo sangue), ma il risultato non quaglia. Al di là di singole scene efficaci, di parti ben ritmate e, ribadisco, dell'architettura generale, i singoli elementi sembrano semplicemente giustapposti l'uno all'altro, come se mancasse un'ulteriore revisione, che alleggerisse la scrittura e la composizione. Anche lo stile non è all'altezza della potenzialità del romanzo; confesso che, di fronte ad alcuni passaggi mi sono seriamente domandato se non ci fosse un (grave) problema di traduzione, tanta era la loro farraginosità.
Insomma, una grande occasione persa.

4 commenti:

khorsheed ha detto...

Okay, so che quest'articolo è vecchio e magari nemmeno ti accorgerai di questo commento, ma non so tacere. Sì, American Gods è stato tradotto da cani. Io l'ho letto e riletto in originale e posso assicurare che cambia dal giorno alla notte - non in termini di trama, naturalmente, ma in quanto a "resa". Leggere la "traduzione" italiana è come guardare una foto con davanti un vetro appannato. Tristissima prova della traduttrice, davvero.

Simone Rastelli ha detto...

Come scritto, il sospetto mi era nato dal diseguale livello delle varie parti. Certo, io hai anche messo curiosità, e chissà che prma o poi non mi prenda l'originale.
De "I ragazzi di Anansi" sai dirmi qualcosa?
Che cosa altro hai letto di Gaiman?

khorsheed ha detto...

Io ormai ho sviluppato una semi-allergia alle traduzioni: quando posso, leggo sempre in originale. Ciò non toglie che ci siano traduttori validissimi e competenti, naturalmente, ma anche quando il testo è reso dal migliore in circolazione, purtroppo una certa differenza e distanza dall'originale è comunque inevitabile.
Anansi Boys l'ho letto, ma in originale soltanto, perciò non so darti un parere sulla traduzione. Comunque, la traduttrice è la stessa di American Gods, perciò mi aspetto che il livello sia il medesimo. In quanto a trama e storia... mah. Molto meno ambizioso di American Gods sicuramente, e anche più banale in fatto di tematiche e personaggi. Bisogna anche tenere conto che AG è un caso a sé nella produzione di Gaiman, gli altri libri sono decisamente meno cupi. Stardust è quello che preferisco dopo AG, perchè ha il sapore delle fiabe, ma quelle originarie: dove la strega ballava nelle scarpette arroventate, per intenderci. Non le versioni edulcorate.
Puoi anche tentare con una delle sue antologie di storie brevi e racconti, se ti piace il formato. Io ho apprezzato soprattutto Fragile Things, ma anche Smoke and Mirrors non è male. E, se hai voglia di qualcosa di leggero e divertente, "Buona Apocalisse a Tutti" scritto in collaborazione con Terry Pratchett è senz'altro il libro giusto, anche se forse ci vuole un po' di familiarità con lo stile di Pratchett per apprezzarlo. Non si prende mai sul serio.
Come avrai capito, ho letto parecchio di quest'autore ;) In effetti, l'unico che mi manca è Nessundove, ovvero Neverwhere.

Simone Rastelli ha detto...

"buona Apocalisse..." mi è piaciuto (http://tsukiomite.blogspot.com/2007/06/pratchett-gaiman-buona-apocalisse-tutti.html) e "Nessundove" mi ha affascinato (http://tsukiomite.blogspot.com/2008/04/neil-gaiman-nessundove.html)