Rudyard Kipling: Kim
Kim, ovvero l'esotico, e questo non può sorprendere: Kipling mette in scena l'India vista dall'Inghilterra coloniale, luogo del pittoresco, dello spirituale, della mescolanza di culture e dello scontro imperiale (il famigerato Grande Gioco, che vedeva contrapposte Gran Bretagna e Russia).
Ma Kim è anche profondamente ambiguo: che diremmo di un romanzo contemporaneo che narra l'iniziazione alla guerra di un bambino? Lo chiameremmo racconto di un plagio? Kim come i bambini-soldato che pullulano in Africa ed Asia?
Eppure eppure eppure... Alla fine, non sono sicuro che Kim si unisca al Grande Gioco, piuttosto che seguire la via spirituale del suo lama. Durante tutta la vicenda, oscilla fra la fascinazione offerta dalla grandezza imperiale inglese e la alterità della vita sulla Strada.
Non metto in dubbio che Kipling abbia scritto una celebrazione della potenza britannica, ma Kim è comunque un grande romanzo, dalle tante pagine esemplari nella loro capacità di rendere l'atmosfera ed i colori di un mondo lontano. Forse anche totalmente inventato, come quelli deil fantasy o della fantascienza, ma affascinante.
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