30 gennaio 2009

Fumetto e Shoah: deAgostini traduce Die Suche

Come invecchiano velocemente i lavori; durante la lavorazione e pubblicazione del'articolo su fumetti e Shoah su lospaziobianco.it (leggi) sono usciti in Italia altri lavori- primo fra tutti la traduzione, presso deAgostini, di "Die Suche" degli olandesi Eric Heuvel, Ruud van der Rol, Lies Schippers, prodotto dal Museo Anna Frank. Di questo conto di scriverne fra breve. Il titolo italiano è "La stella di Esther".

27 gennaio 2009

LSB: Fumetti e Shoah

Pubblicato su lospaziobianco.it articolo su Il Fumetto e la Shoah.
Lo intendo come una raccolta di annotazioni e spunti: i temi da trattare e la letteratura legata alla narrazione ed all'analisi della Shoah sono talmente tanti e vast che qualsiasi lavoro non enciclopedico rischia di trascurare qualcosa.
In effetti, mi piace pensarlo come traccia o primo tassello di una ricerca più ampia; ad esempio, mi piacerebbe approfondire il lavoro di preparazione degli autori che hanno affrontato il tema; oppure usare i lavori sulla Shoah per raccontare le trasformazioni del linguaggio fumettistico e del ruolo di autore, tema di cui accenno anche negli articoli della serie Rileggendo Sandman, sempre su LSB.
Buona lettura.

22 gennaio 2009

LSB: Gabos, Esperanto

Pubblicata su lospaziobianco.it recensione sul bel lavoro di Otto Gabos, Esperanto: www.lospaziobianco.it/5170.

18 gennaio 2009

John Brunner: Tutti a Zanzibar

Tutta la narrativa di finzione condivide il problema di come gestire la descrizione dell'ambientazione, in modo che il lettore sappia tutto ciò che è necessario per seguire ed apprezzare le vicende, senza storidrlo od annoiarlo. Questo problema è particolarmente critico nelle opere di fantasy e fantascienza, dove l'azione si svolge in un mondo 'altro' e magari irriducibile all'esperienza quotidiana. In effetti, creare un mondo simile è parte intrinseca del piacere di scrivere: è il gusto della creazione portato al limite, no?
Il romanzo di Brunner è interessante e da leggere per un sacco di altri motivi, magari di contenuto, ma vi voglio far notare come l'autore inglese affronta il problema di cui sopra. La sua scelta (tanto inusuale da essere esplicitamente dichiarata all'inizio del volume) è di separare fisicamente le informazioni di contesto dallo svolgimento dell'intreccio, suddividendole ulteriormente in informazioni generali, che espongono frammenti delle basi culturali della società (stralci di articoli, libri, etc) e notiziari, che comunicano, in forma di titoli giornalistici, ciò che sta accadendo nel mondo contemporaneamente alla vicenda narrata. Brunner evita così il rischio di scene forzate, dove qualcuno inizia a spiegare la storia del mondo o simili (i famigerati spiegoni), offrendosi la possibilità ulteriore di giocare con gli stili.
Comunque, come già scritto, leggetelo per il contenuto e non certo per la pinzallacchera di cui sopra: imprescindibile per chiunque ami la fantascienza; notevole romanzo per tutti.
Effetti secondari: alimenta il sospetto che gli inglesi siano troppo più bravi degli statunitensi nel cercare nuove strade.

17 gennaio 2009

Silvana de Mari: Gli Ultimi Incantesimi

Mi ha sempre incuriosito il fenomeno della crescita delle pagine dei volumi che compongono le saghe; si inizia con un romanzo (spesso autonomo) di 100-200 e si finisce con un tomo che si può utilizzare per fare sollevamento pesi. Vale per Harry Potter ed anche per la Saga degli Ultimi. Indagherò in profondità, prima o poi. Ma temo 'poi'.
Invece molto intuitivo è che nel corso della carriera, i fondamentali si affinino e si sviluppi il cosiddeto 'Mestiere', che chiamerei anche 'Stile'. In questo Gli Ultimi Incantesimi, ho avuto la sensazione di una cerca meccanicità nella costruzione delle scene, come se la de Mari si fosse affidata al suo personale (e raffinatissimo, efficacissimo) 'come si fa': il mestiere, lo stile emergeva come lo scheletro in una radiografia, risolvendosi in un minor fascino.
Notevole anche il mutamento della visione generale dei rapporti fra le specie, che scivola nella classica ostilità senza soluzione, rinunciando (smarrendo?) quindi gran parte degli stimoli che i primi due romanzi offrivano.
Insomma, più mestiere, meno originalità e spunti.
Comunque, romanzo da non perdere, anche se il finale... (beh, leggetevelo, accidenti).