09 maggio 2007

Jonathan Stroud: L'amuleto di Samarcanda

Nel mondo della trilogia di Bartimeus tecnologia e magia convivono: della prima, vediamo prodotti quali le auto; sulla seconda si fonda il potere della classe dei maghi. La magia è sostanzialmente la tecnica che consente di asservire demoni; l'importanza ed il potere di un mago derivano dalla potenza degli spiriti che riesce ad evocare e controllare. Soprattutto il controllo è critico, poiché i demoni, se offerti una qualsiasi possibilità, si ribellano a chi li ha evocati, tentando di ucciderlo.

In questa ambientazione si svolge l'avventura di Nathaniel, giovane apprendista mago, che evoca il potente Bartimeus, per rubare un amuleto all'odiato mago Lovelace. Nato come vendetta di un'umiliazione personale, il furto innesca una serie di eventi tragici, poiché Lovelace non è semplicemente un mago ambizioso, ma è partecipe di una trama che mira a rovesciare il governo britannico.
Nel succedersi delle avventure, scopriamo molti aspetti cupi della società governata (tiranneggiata?) dai maghi; fra l'altro, lo stesso Bartimeus si imbatte in esseri umani immuni alla magia: un sintomo sullo stato della società che il demone coglie, ma che i maghi ignorano.
Il ritmo della narrazione ha cadenze cinematografiche e nella descrizione dei combattimenti si ha decisamente l'impessione di trovarsi davanti ad un videogioco.
Decisamente interessante è la caratterizzazione di Nathaniel: il ragazzo dimostra la capacità di nutrire affetto per le persone, ma si trova a crescere nell'ambiente dei maghi, saturo di arrivismo e rancori, dove quella sensibilità è svilita. Che cosa sarà di lui? Come si svilupperà la sua personalità? Abbraccerà la visione del mondo dei maghi, o saprà tirarsene fuori, od addirittura sovvertirla o combatterla? E come agiranno i demoni? Quale è il ruolo degli umani immuni alla magia? A queste domande, sono attese risposte dai successivi volumi della trilogia.


Jonathan Stroud: L'amuleto di Samarcanda - Trilogia di Bartimeus vol. 1
Editore: Salani

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