19 aprile 2008

Neil Gaiman: Nessundove

Preso ed iniziato senza grandi aspettative, mi è decisamente piaciuto: intreccio ben ritmato, personaggi indovinati ed ambientazione intrigante. Credo che il fascino del viaggio di Richard Mayhew nella Londra di Sotto nasca dalla suggestione che un univeso così diverso sia così vicino a quello in cui noi ci muoviamo. Penso ai nomi dei luoghi: quelli che per noi sono riferimenti vaghi diventano i nomi veri: ad Islington Angel c'è davvero un angelo; Earl's Court ospita veramente la corte di un Conte, e così via. Già suggestiva di per sé, la famosa cartina della metropolitana londinese diventa la mappa di un mondo fantastico, da scrutare con occhi nuovi durante il prossimo soggiorno. E poi le modalità di passaggio fra i mondi: non iniziazioni o riti, bensì un semplice cambiare modo di vedere ciò che è intorno a noi: Richard improvvisamente vede il mondo di Sotto, e contemporaneamente sparisce da quello di Sopra. Facile, se non istintivo, interpretare tutto come metafora dell'uscita dall'ordinario, della caduta nel baratro della povertà.
Se non pretendete di leggere esclusivamente capolavori (anche all'interno della narrativa di genere), Nessundove vale l'impegno.

PS: Il Marchese di Carabas... Ma certo: "Il Gatto con gli Stivali!"


Neil Gaiman: Nessundove
Ed.: Fanucci